AL
MUSEO DELLA
’NDRANGHETA
di ANTONIO DELFINO
articolo pubblicato su Il quotidiano della Calabria
di Venerdì 25 aprile 2008
“VENGHINO,venghino signori,con un soldo tre palle”. È un prologo
immaginario per visitare il “Museo della ’ndrangheta dove si
possono abbattere a colpi di palle le sagome dei piùfamosi
malandrini da Santazzo Scidone, capo della picciotteri a Palmi
agli inizi del ’900 morto arpionato come un pesce spada nelmare
di Pietrenere da mano "meschina", a don Peppe Zappia che con il
Borsalino calcato sulle orecchie, ha presieduto, nell'ottobre
del 1969, a Montalto, l'ultimo summit di vera ominità. Una
settimana fa, a Berlino è stato presentato il museo, nato da
un'idea di un antropologo della facoltà di Lettere e filosofia
dell'Università della Calabria, a cui hanno aderito la Provincia
e il Comune di Reggio assieme all'associazione "Antigone". Due
saranno le sedi, una in riva allo Stretto e l'altra a Cosenza.
Il museo, secondo gli estensori del progetto, dovrà diventare un
crocevia per scambi internazionali di studio e documentazione
sulla criminalità organizzata.
Prima la visita ai malandrini e poi ai Bronzi relegati in un
dormitorio delle muse. Dalla casta dell'Antimafia acefala e
spennata dopo le ultime competizioni elettorali, si guarda con
interesse "nella prospettiva di decostruzione della 'ndrangheta
e la graduale sostituzione con un'etica democratica".
Un infiltrato nella casta mi ha fatto avere alcune planimetrie
dell'erigendo museo che dovrebbe ospitare migliaia di studenti
provenienti da tutta l'Europa. In un moderno auditorium i
ragazzi, da parte di un magistrato, impareranno le origini e le
evoluzioni delle 'ndrine, accompagnati da brani scelti dei più
famosi mafiologi intercalati da serenate malandrine, canti di
mafia e ballate popolari. Non mancheranno i riferimenti ai
picciotti di giornata, di sgarro e di sangue e a quello liscio,
cioè mezzo dentro e mezzo fuori. Gli studenti conosceranno i
prodotti enogastronomici della Calabria mandati dalla
cooperativa sociale "Valle del Marro-Libera Terra" e del mercato
equo-solidale.
E alla fine, nella terra di zagare e gelsomini, riceveranno una
gerbera mentre nel sottofondo musicale si ascolterà la voce di
Piero Pelù: "Fioriranno secoli di fango, fioriranno anni di
letargo; primavera arriverà e sui monti e sulle coste fiorirà la
gerbera".
Ma il museo avrà una funzione altamente turistico-ambientale per
la valorizzazione dell'Aspromonte, con escursioni guidate
attraverso le più impervie località, dove sono stati scoperti
bunker per latitanti, opere di vera ingegneria, da quello stile
fortino di guerra al "cinquestelle", attrezzato con sistemi
satellitari d'avanguardia.
Sulla carta topografica dell'Aspromonte, trafitto come
San Sebastiano, sono infilati spilli dalle capocchie colorate
per indicare le zone d'influenza delle singole cosche. Un
percorso particolare sarà dedicato a Platì, dove Nicola Gratteri,
scrittore e sostituto procuratore della Repubblica ha scoperto,
assieme ai carabinieri del Ros nel 2003 una città sotterranea,
la Kandahar dell'Aspromonte. Il Comune si era prefisso di
bonificare l'area "latistante" che per una compiacenza ruffiana
di un indicatore trasformò in latitante. I "latistanti" di Platì
sono oggetto di studio di glottologi ma anche di spasso.
La città sotterranea potrà essere visitata con attrezzature da
minatori e il pericolo di incontrare i fantasmi del conte Oliva
in cui s'imbatterono in molti. A questo punto non possiamo
andare oltre per non incorrere nei fulmini della casta. E mentre
si discute di
"Museo della 'ndrangheta", Tommasi, assessore regionale
all'Ambiente ed esponente del "Sole" che piange, parla di un
cospicuo finanziamento per la creazione di un "Museo della
mondezza".
A questo punto i due progetti potrebbero essere unificati. In
un'unica ecoballa da mandare a Pianura.
Antonio Delfino.