di ASSUNTA SCORPINITI
Il Crotonese, 6-8 gennaio 2009, pagine 30-31 Cultura
COSENZA. Avvenne quasi certamente nel convento dei
Frati Minori di Mesoraca, il miracolo di Sant’Umile
da Bisignano, che, messo alla prova dal Superiore,
dovette interrare i cavoli con la cima all’ingiù,
per vederli maturare, pur senza radici, dopo poche
ore. L’episodio, caro alla devozione popolare, è
rievocato dall’effigie del santo recante una pala di
agricoltore, venerata nel centro crotonese e
riprodotta in un “santino”, uno di più simpatici,
forse, dei circa 20 mila appartenenti a una
collezione molto particolare, avente per oggetto
piccole immagini di santità tra le quali diverse
migliaia rigorosamente “made in Calabria”.
A metterla insieme, con passione ed estro da vero
intenditore è Demetrio Guzzardi, titolare della nota
casa editrice cosentina “Progetto 2000”,
specializzata in storia religiosa e cultura della
Calabria; da oltre 20 anni, fa editoria non
commerciale ma “di progetto”, come, del resto,
attesta il nome.
In tale contesto, va collocata la collezione,
impropriamente definita tale, perché, in verità, si
tratta di un vero e proprio studio, alla base di un
programma ambizioso, che prenderà il via nei
prossimi mesi, con l’esposizione, in tutte le dodici
diocesi calabresi, di una mostra intitolata “Santi,
santità e santini di Calabria - un percorso tra arte
e pietà popolare”, il cui obiettivo finale, dopo
aver compiuto i giusti Museo Regionale di
iconografia religiosa in piccolo formato: “Servirà a
non disperdere un patrimonio per ora in mano solo ai
collezionisti e, soprattutto a raccontare la storia
e il sentimento religioso del popolo calabrese,
oltre a quel ‘profumo di santità’ che tanto emana la
nostra terra”, afferma l’editore di Cosenza.
In
Calabria tanti esempi di santità
Sono tanti, infatti, i santi calabresi, che lui
stesso indica in base a caratteristiche o
provenienza geografica: “Si va da Santa Domenica e
Santa Veneranda vergini e martiri, San Fantino il ‘cavallaro’,
a San Nicodemo, San Leo, San Nilo, San Bartolomeo;
da San Luca da Melicuccà, a Sant’Eusebio e San
Gregorio da Cassano, San Bruno da Colonia, San
Daniele Fasanella da Belvedere, a Sant’Ugolino da
Cerisano e gli altri 5 martiri francescani di Ceuta,
fino a San Francesco da Paola, Sant’Umile da
Bisignano, San Gaetano Catanoso. Ci sono anche papi
calabresi molti dei quali, secondo la tradizione,
provengono proprio dal crotonese, come Sant’Antero
papa di Strongoli, San Zaccaria papa di Santa
Severina e San Zosimo papa di Mesoraca; e poi i
beati: Proclo da Bisignano, Lanuino di Serra San
Bruno, Angelo di Acri, Nicola Saggio da Longobardi,
Pietro Paolo Navarro e Camillo Costanza martiri in
Giappone e poi quelli ‘in odore di santità’, come
padre Antonio da Olivadi, don Francesco Mottola,
mons. Francesco Maria Greco, don Gaetano Mauro
fondatore dei Missionari Ardorini, padre Vincenzino
Idà, mons. Eugenio Faggiano vescovo di Cariati, il
cui corpo riposa nel Santuario della Madonna d’Itria
a Cirò, mons. Ernesto Castrilli vescovo di San Marco
Argentano, e ultimo mons. Alessandro Vitetti nativo
di Cirò Marina. E poi le donne: madre Brigida
Postorino di Catona, Elisa Miceli di Longobardi,
suor Elena Aiello di Montalto Uffugo, suor Isabella
De Rosis di Rossano, Concetta Lombardo, suor Rosella
Staltari della Locride…”. Nomi e luoghi legati a
storie che costituiscono una delle ragioni più forti
di entusiasmo: “Dietro un’immagine sacra c’è sempre
una storia affascinante, che merita di essere
conosciuta” – asserisce Guzzardi che, a partire
dall’iconografia, dalle didascalie e da quanto
riportato sul retro, continua a ricercare, scoprire,
studiare tutte le storie dei suoi “santini”; e c’è
da aggiungere che, spesso, è lui stesso a
pubblicarne, quando incontra la storia di una
personalità “santa”.
Non è stato facile catalogarle nell’ambito della
ricca collezione, che presenta veri e propri
gioielli iconografici, per fattura, datazione,
disegno, a volte per la preziosità delle decorazioni
o per la disarmante semplicità; sempre, ad ogni
modo, preziosi alla comunione spirituale con il
divino che parte dal dialogo tutto umano suscitato
dall’immagine sacra: “Ho iniziato – spiega l’editore
cosentino - dividendo quelli raffiguranti Cristo, la
Madonna e i Santi, poi ho operato nuove
suddivisioni, ad esempio, per Gesù, ho selezionato
le scene di vita, il Natale, l’infanzia, gli episodi
evangelici, le devozioni al Sacro Cuore e a Gesù
Misericordioso o Buon Pastore; idem per la Madonna
che ha anche tanti santuari. Ho cercato – aggiunge
Guzzardi – di selezionare ordini religiosi, per
particolari ‘attributi’, o in base al criterio di
‘patronato’, o per case editrici (le più famose sono
la Santa lega Eucaristica di Milano, la AR ed EB, la
fratelli Bonella e la Egim, n.d.C.), di districarmi
nel ‘mare magnum’ dei santi, dei beati, dei servi di
Dio, di personalità che, anche nella nostra terra,
hanno dato segni di una santità non proclamata ma
‘vissuta’; si tratta - afferma inoltre - di figure
che hanno vissuto con particolare intensità il
messaggio evangelico e che meriterebbero di essere
maggiormente conosciute dal popolo cristiano, come,
ad esempio, una nobildonna di Cirò Marina, Teresa
Siciliani, che negli anni Quaranta del Novecento,
fondò un orfanotrofio sotto la guida del vescovo di
Cariati Eugenio R. Faggiani…”.
Un tema che, per “Progetto 2000”, costituisce
l’argomento di numerosi libri pubblicati, anche di
autori crotonesi, come “Santi senz’aureola. Ritratti
di preti vissuti tra Jonio cosentino e Marchesato
crotonese”(2004) e “Santi sconosciuti del crotonese”
(2006), di Pietro Pontieri; “Don Matteo Lamanna e i
suoi sacerdoti missionari nella Calabria del
Settecento” (2004) di Stefano Cropanese; “Amare
l’amore” (1997), un volume sull’esperienza
missionaria a Rykabamba del prete petilino don
Giuseppe Marra.
L’inizio a cinque anni,
con i santini trovato nei tiretti del comò…
E’ un robusto filo di passione per la nostra terra,
a legare scelte ideali e impegno culturale espressi,
ora, nella ricca collezione di “santini” di Demetrio
Guzzardi, che è scaturita, e questo è davvero
singolare, dallo stupore e dalla curiosità degli
anni della sua infanzia: “Ero un bambino di 4-5 anni
e abitavo con la mia famiglia a Cariati, dove sono
nato – rammenta l’editore – un giorno, aprendo un
cassetto del comò della mia mamma, ne ho trovati
tantissimi, con dei libri di preghiera che ne
conteneva uno per ogni pagina… ne sono rimasto
affascinato al punto da incollarli sui quaderni come
fossero delle figurine di calciatori…”. Ma c’è un
altro ricordo, altrettanto caro: “Arrivava a casa la
nonna paterna, e, per dire il rosario, metteva tutti
i santini che aveva su una sedia… sembrava di stare
in paradiso! Una volta venne un sacerdote per
confessarla e davanti a questa scena osservò: ‘Ecco
come si sta in compagnia dei santi’…”. Guzzardi
richiama uno degli ultimi scritti di Giovanni Paolo
II, in cui, per la recita del Rosario, consigliava
di avere davanti un’immagine del Mistero
contemplato: “Credo che, senza saperlo, mia nonna
Mariarosa abbia anticipato un’enciclica papale…”.
L’interesse per questo raffinato genere di
collezione è stato alimentato, negli anni Settanta,
dalla “moda” di distribuire immaginette con
rappresentazioni molto belle della natura: “C’erano
tramonti, cascate, paesaggi innevati, ma ad
emozionarmi erano i santini con le facce di Gesù o
dei santi”.
Negli anni Ottanta, invece, la lettura di un
articolo su una rivista cattolica gli ha consentito
di andare oltre la semplice raccolta: “Ho appreso
che Gennaro Angiolino, un collezionista fondatore di
un’associazione nazionale di cultori di immagini
sacre, aveva organizzato una mostra di santini, dove
veniva fuori questa differenza tra il ‘Dio natura’ e
il ‘Dio persona’, ovvero il Cristo incarnato in una
persona, con un volto, un corpo, un modo concreto di
fare ed ho capito cosa volevo collezionare;
parlando, poi, con amici e conoscenti, ho iniziato a
raccogliere le immaginette trovando, per sistemarle,
dei criteri che ho sempre aggiornato anche con il
confronto con altri collezionisti”. Perché oggi, con
internet, le possibilità sono tante, anche per la
ricerca: “Basta partecipare alle aste di e-bay, dove
ogni giorno si vendono migliaia di pezzi, e c’è chi
è disposto a pagare parecchio per quelli che più
interessano”. Alcuni arrivano a costare fino a
quattrocento euro: “Sono quelli chiamati ‘canivet’,
hanno il bordo intagliato o merlettato e spesso, a
guardarli in controluce, fanno intravedere un’altra
immagine”. L’editore Guzzardi però preferisce quelli
poveri, che raccontano la storia della devozione
calabrese e che definisce “santini locali”.
Ora,
con internet, la creazione
di un punto d’incontro e il lancio della mostra
Per valorizzarli, ha ancora una volta rivoluzionato
tutta la collezione avendo trovato un criterio di
sistemazione “più idoneo” a quello che con i “suoi”
santini intende raccontare. Il risultato è tutto
nella mostra “Santi, santità e santini di Calabria -
un percorso tra arte e pietà popolare”, peraltro già
lanciata su internet (www.premiocassiodoro.eu/santinicalabresi),
e con cui “raccontare duemila anni di cristianità
attraverso lo strumento più ‘popolare’: un
pezzettino di carta con impressi segni di santità,
che richiama momenti e significati importanti”. La
prima uscita sarà il 19 marzo, a Cosenza, nella
parrocchia di San Giuseppe, dove saranno esposti i
20 pannelli tematici che vanno dalla Settimana
Santa, alle Devozioni a Gesù, ai Santi Biblici, ai
titoli mariani, fino a quelli che, con la
caratteristica di vere e proprie “collezioni nella
collezione”, sono da riferire alla storia e alla
cultura religiosa della nostra regione (tra gli
altri “Segni, prodigi e miracoli in Calabria”,
“Santità in Calabria”, “San Francesco di Paola”,
“Personalità del XX secolo”, “Diocesi”…).
Per ben comprendere la scelta di collezionare in
modo prevalente, i santini calabresi, e cioè le
immaginette che raccontano la storia della devozione
del nostro popolo, bisogna fare un po’ la storia
delle immaginette sacre, come Guzzardi stesso la
racconta. Il santino, come lo conosciamo noi, nasce
nel XV secolo ad opera di San Bernardino da Siena,
che, cercando di distogliere molti dal gioco
d’azzardo, molto diffuso a quei tempi, esortava a
rivolgere più spesso lo sguardo a Gesù, alla Madonna
e ai santi; a un tipografo senese, che temeva il
fallimento, suggerì di stampare santini al posto
delle carte da gioco, e fu un successo: “Col tempo,
e in particolare nell’Ottocento, migliorarono le
tecniche di stampa e venne usata la cromolitografia
con bellissimi santini colorati e lucidati, vennero
stampati santini con i merletti e iniziarono le
prime collezioni”. Ma avvenne anche il fenomeno
dirompente dell’emigrazione verso le Americhe;
milioni di persone che partivano in cerca di fortuna
desideravano avere con sé l’immagine della Madonna o
del patrono del loro paese: “In quella fase cambiò
la richiesta agli stampatori, non più santini
bellissimi tutti tesi a una chiesa angelicata, ma
immaginette ‘locali’, stampate in bianco e nero per
evitare i costi di quelle a colori, come quelle che
ho in collezione e rappresentano ad esempio, la
Madonna dei Poveri di Seminara, la Vergine del
Rosario di Bonifati, poi riprodotta identica a
Buenos Aires…”. La conclusione di Demetrio Guzzardi
offre il senso della sua passione e della sua
raccolta di collezioni che, con uno strumento assai
popolare, raccontano duemila anni di cristianità:
“In quel tempo i nostri nonni, pregando in bianco e
nero, ci hanno inconsapevolmente insegnato il valore
dell’identità e dell’appartenenza e, come ha detto
Giovanni Paolo II, che la pietà popolare è un grande
tesoro per la nostra fede”.