LA SUA
FAMIGLIA
Cassiodoro nacque
a
Squillace,
tra il 485 e il 490, da prestigiosa e illustre famiglia, che vantava
parentela con i Simmachi e con la famiglia degli Anicii, alla quale
apparteneva anche Boezio. Il nome proprio, che lo distingue dai suoi
antenati e familiari tutti illustri, era quello di Senatore,
spesso confuso con l'appellativo della funzione senatoria.
Il padre (CASSIODORO III), già comes sacrarum largitionum sotto
Odoacre, passato poi alla corte di Teodorico aveva ricoperto importanti
cariche, divenendo, unica eccezione alle leggi di quei tempi che
vietavano di svolgere l'incarico nella regione di origine, Corrector
di Lucania e Calabria, dando l'onore a Squillace di diventare capoluogo
della Regio tertia, poi Prefetto del pretorio e
conquistando la dignità di Patrizio.
Assai interessante
la figura del bisnonno (CASSIODORO I) che nel 440 difende e
libera Sicilia e Calabria dei Vandali di Genserico; ma soprattutto è
importante quella del nonno (CASSIODORO II), legato alla famosa e
leggendaria ambasceria presso ATTILA, da lui guidata nel 448 insieme a
CARPILIONE, figlio di Aezio, che consentì al Papa LEONE MAGNO di
assumere il merito storico di aver fermato la distruzione dell'Italia
dalle orde del Flagello di Dio.
STATISTA E LETTERATO
Avviato dal padre
alla carriera politica, il giovane Cassiodorus Senator percorse
rapidamente, sotto Teodorico e i suoi successori, il cursus honorum,
conseguendo le più prestigiose cariche. Questore ancor
giovanissimo, dal 507 al 511, fu nominato anch'egli corrector
Lucaniae et Bruttiorum; nel 533 fu nominato praefectus praetorio,
carica che tenne fino al 536, l'anno che segna il tramonto della potenza
gotica in Italia a seguito della disastrosa guerra contro i Bizantini.
Quattro re dei Goti: Teodorico, Atalarico, Teodato e Vitige e la
Reggente Amalasunta lo ebbero a proprio ministro.
Nella ideologia e nella prassi politica è intuizione e progetto sapiente
e lungimirante di Cassiodoro l'integrazione e la fusione, pur
nella distinzione, fra Gothia e Romania cementata dalla civiltà
cristiana, con ciò anticipando di quindici secoli il cammino
dell'unificazione delle culture e dei popoli europei, che si va
concretizzando nei tempi attuali e di cui è propugnatore fervente il
Papa Giovanni Paolo II.
È anche merito di
Cassiodoro, della sua saggezza, della sua correttezza e del suo
consiglio se al regno di Teodorico, viene concordemente riconosciuto il
massimo di rigore amministrativo, tolleranza religiosa e recupero
dell'antico nell'Italia ostrogota.
Ritiratosi dalla
vita politica, raccolse nel 537 - 538 i documenti della sua attività
cancelleresca alla corte dei re, in un'opera che, per il suo carattere
eterogeneo, reca il titolo di Variae: raccolta di 568 lettere
divise in 12 libri, scritte da Cassiodoro sia in propria persona sia,
per la maggior parte, a nome dei vari re goti, opera che riveste
un'importanza fondamentale per la conoscenza del periodo storico cui si
riferisce.
Caduto il regno dei Goti ed esaurita la missione-esilio a
Costantinopoli a fianco di Papa Vigilio per sostenerne le ragioni
nella controversia dei Tre Capitoli, Cassiodoro, immerso in una
radicale conversio, attraverso un itinerario eccezionale e
ammirevole santità, si dedicò interamente all'attività intellettuale e
religiosa, nel tentativo di attuare un grandioso programma di educazione
culturale e formativa, unica luce e punto di riferimento nei secoli
tristissimi che si aprivano.
…SALVA LA CIVILTà CLASSICA
Fallito un primo tentativo di fondare a Roma, nel 536, con l'aiuto di
Papa Agapito, un'università del sapere cristiano e profano, sul
modello di quelle fiorite in Oriente, ad Alessandria e a
Neocesarea-Nisibi, riuscì nel suo intento nella natìa SQUILLACE, ove
fondò tra il 554-560, a lato del fiume Pellene (attuale Alessi),
il
monastero di
Vivarium,
che si può a ragione considerare il primo esempio di università
cristiana d'Occidente.
Quivi compose, per l'istruzione dei suoi monaci, le Institutiones
divinarum et humanarum litterarum, l'opera sua più importante e più
nota, una specie di introduzione allo studio delle lettere sacre e
profane, ma anche una traccia di Regola per i suoi Monasteri.
Lo studio imposto ai monaci, insieme alla trascrizione degli antichi
codici, dava un originale ed autonomo indirizzo alla Regola benedettina,
privilegiando, in senso intellettuale, l'obbligo del lavoro, prescritto
da San Benedetto, secondo uno schema che, come si sa, ha i suoi prodromi
nella Regula Magistri, da molti attribuita allo stesso Cassiodoro.
Sui colli di Squillace (territori degli attuali Comuni di Squillace e
Stalettì) disseminò inoltre i secreta suavia, che facevano capo
all'altro monastero di Montecastello, destinato ad accogliere la
preghiera, l'ascesa e il lavoro manuale degli anacoreti. Si deve a
Cassiodoro, più che ad ogni altro, se i monasteri tennero viva, in mezzo
alla barbarie generale di quei secoli, la luce della scienza, salvando
dalla distruzione, i tesori della cultura antica. Purtroppo,
l'istituzione non sopravvisse a lungo al suo fondatore.
Venuta meno la
forte personalità di Cassiodoro, che morì ultranovantenne, intorno al
583, i Monasteri cassiodorei ebbero un rapido declino, e già nel sec.
VII la sua celebre biblioteca del Vivarium, che aveva raccolto pressochè
tutto quello che in quel tempo esisteva della cultura sacra e profana,
andò smembrata e dispersa.
Delle altre opere
di Cassiodoro, oltre le già citate Variae e le Institutiones,
si ricordano: una Cronaca universale, una Historia Gothorum
in 12 libri (perduta, ma della quale si possiede un riassunto fattone
dal goto Jordanes), il De anima di ispirazione agostiniana
e platonica, il De orthographia, la Historia ecclesiastica
tripartita (traduzione e rielaborazione delle storie ecclesiastiche
di Socrate, Sozomeno e Teodoreto), e una serie di opere biblico -
esegetiche: (Expositio in Psalmos, prevalentemente in dipendenza
da Agostino; Complexiones in Epistulas Apostolorum, brevi note
esegetiche, particolarmente alle Epistole paoline; Complexiones
in Acta Apostolorum; Complexiones in Apocalypsim Johannis). |
Contributi
e saggi su Cassiodoro
I Sommi Pontefici parlano
di Cassiodoro |